Voci della Grande Guerra

L’Italia dal 1914 al 1918: pagine sulla guerra Frase: #12

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AutoreCroce, Benedetto
Professione AutoreIntellettuale, filosofo, storico
EditoreLaterza
LuogoBari
Data1950
Genere TestualeSaggio
BibliotecaBiblioteca di Area Giuridico Politologica "Circolo Giuridico" dell'Università di Siena
N Pagine Tot358
N Pagine Pref
N Pagine Txt358
Parti Gold207-226 (20)
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

perché egli misurò con l’immaginazione la lunghezza e lentezza della guerra, e si vide non combattente, non certo ministro e nemmeno coadiutore dei ministri degli esteri e delle armi e degli approvvigionamenti, in preda alla tortura di chi sta a guardare e vorrebbe e non può indirizzare gli avvenimenti secondo la sua brama e affrettarne la conclusione, e provantesi in opere più o meno inutili e in ogni caso non conformi alla propria capacità e preparazione, e disperdentesi in esclamazioni, invocazioni, previsioni e altri sterili discorsi, quinta ruota del carro, e, nello stridore della ruota che non aiuta ma impaccia, consumante le proprie forze intellettuali e volitive, sì da uscirne distrutto.

Onde ad amici che tennero diversa via e avevano probabilmente da natura l’attitudine e la resistenza fisica che a lui mancava, i quali lo esortarono in privato e in pubblico a «fare il suo dovere», cioè a oratorizzare e agitarsi come essi, rispose sempre rifiutando, con lo stesso «orrore del vuoto» con cui avrebbe risposto a chi lo avesse invitato a gettarsi a capo in giù da una finestra del quarto piano.

Ma, con altrettanta verità, deve affermare che la sua sollecitudine e cautela individuale si legava a una sollecitudine e cautela d’interesse generale, perché egli vedeva e vede, con grave sentimento, ciò che è successo e sta succedendo in ltalia, e in qualche altra parte d’Europa forse assai più che in Italia: la sospensione quasi completa di ogni vita intellettuale, critica e scientifica.

Ricordando i molteplici sforzi, le sottili industrie, gli aspri travagli, le pazienti attese, che costa il formare in un popolo o in una epoca alcuni centri e avviamenti di cultura, non si può non rimanere pensosi innanzi alla devastazione che, anche per questa parte, si è largamente compiuta;

e, testé, uno dei più alti intelletti di Francia, coi quali ci è caro trovarci da oltre venti anni in iscambio e consenso d’idee, ci esprimeva il medesimo timore, scrivendoci:

«Plus la guerre se prolonge, et plus l’avenir intellectuel de l’Europe me semble menacé.

Je ne crois pas que beaucoup de personnes aient jusqu’ici reconnu ce danger d’une longue dépression scientifique».