L’Italia dal 1914 al 1918: pagine sulla guerra Frase: #179
Autore | Croce, Benedetto |
---|---|
Professione Autore | Intellettuale, filosofo, storico |
Editore | Laterza |
Luogo | Bari |
Data | 1950 |
Genere Testuale | Saggio |
Biblioteca | Biblioteca di Area Giuridico Politologica "Circolo Giuridico" dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 358 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 358 |
Parti Gold | 207-226 (20) |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 2/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Sotto quest’unica: che quel vigore militare e politico, che fu un tempo della nobiltà subalpina, dei patrizî veneti, dei borghesi di Firenze, e, dirò pure, dei napoletani che sconfissero a Velletri gli austriaci, si armarono in massa contro i francesi, riconquistarono ai loro re la Sicilia nel '48, e non indegnamente li difesero sul Volturno e a Gaeta;
— quel vigore militare e politico, che, sposandosi ai concetti liberali e nazionali, onorò le armi della nuova Italia nel '59 e nel '60, e che oggi, di tanto maggiore per la partecipazione dell’intera nazione, garantisce le nostre frontiere e si avanza nel territorio nemico, — trapassi intatto, e anzi accresciuto, nelle nuove classi sociali.
Allora queste si dimostreranno, col fatto, mature a prendere la direzione dello Stato;
e l’onore nazionale, la cultura, la civiltà, l’intelligenza, i valori prodotti da una lunga storia, saranno affidati a nuove ma buone mani, e ogni cuore generoso non si dorrà dei miseri e transitori «interessi privati» (ossia «decaduti», allora, a «interessi privati»), che potranno essere sacrificati, come ogni giorno, per cause diverse, vengono sacrificati.
Quelle future classi governanti avranno, dunque, vigore solo in quanto sapranno raccogliere l’eredità di vigore politico e militare dell’esercito, che ora combatte per la fortuna d’Italia;
ed io, collocandomi come ho fatto, con la maggiore obbiettività, nel punto di vista socialistico, non riesco ad intendere come si possa mai ora, da parte di socialisti, desiderare o tentare di distruggere un patrimonio di forza, del quale dovrebbero aspirare ad essere eredi, e che perciò bisognerebbe, invece, che essi si adoperassero a difendere e concorressero ad accrescere.
Ma i fatui immaginano sempre che la società e il mondo siano una pasta molle, che essi potranno rimpastare e foggiare da capo a lor modo, coi loro piccoli cervelli e le loro inabili dita: