Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #115

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

I nostri nervi sono carichi della buona corrente.

Giovinezza impetuosa e dissipatrice, simile a un rimbalzar di bombe a mano giù per un canalone, giovinezza delle brevi licenze quando l' avventura delle tre della mattina sorride ai sensi sempre balzanti, giovinezza stancata all’agguato macerata alla pioggia battuta dall' uragano, nostra giovinezza rossa di guerra, che presto sarai una cosa passata:

Sì, perchè intanto qualche cosa s' affonda nella carne e nella testa, dito che scava, rete che insidia, puntura che ammonisce.

E non è vero che c' è l’allenamento.

Certe spallaccie della classe novantuno sono più stracche allo zaino, ora, nè brillano sempre gli occhi spensieratamente pur quando s’accendono al fuoco del fiasco.

Qui, in questo riposo idilliaco, sorprende talvolta la stanchezza della guerra: di questa vicenda incessante di fuori e dentro, ombrìa di pace e fiamma subitanea di battaglia, senza mutamento.

Già scivola maggio verso la fine, verso il giugno delle stragi e della mietitura, e la nostra pace non è che raffinatezza di tormento nell' attesa di essere presi di nuovo nella trebbiatrice.