Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #117

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Sì, perchè intanto qualche cosa s' affonda nella carne e nella testa, dito che scava, rete che insidia, puntura che ammonisce.

E non è vero che c' è l’allenamento.

Certe spallaccie della classe novantuno sono più stracche allo zaino, ora, nè brillano sempre gli occhi spensieratamente pur quando s’accendono al fuoco del fiasco.

Qui, in questo riposo idilliaco, sorprende talvolta la stanchezza della guerra: di questa vicenda incessante di fuori e dentro, ombrìa di pace e fiamma subitanea di battaglia, senza mutamento.

Già scivola maggio verso la fine, verso il giugno delle stragi e della mietitura, e la nostra pace non è che raffinatezza di tormento nell' attesa di essere presi di nuovo nella trebbiatrice.

C' è già in cielo il brillante triangolo della Cassiopea:

viene dall' accampamento l' odore acuto del rancio.