Kobilek: giornale di battaglia Frase: #150
Autore | Soffici, Ardengo |
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Professione Autore | Scrittore, pittore |
Editore | Vallecchi |
Luogo | Firenze |
Data | 1919 |
Genere Testuale | Memorie |
Biblioteca | University of Toronto Library (Internet Archive) |
N Pagine Tot | 206 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 206 |
Parti Gold | 7-28 (22) |
Digitalizzato Orig | Sì |
Rilevanza | 1/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Vero è che, se ne togli un fischiare, un ronzare, un rotolare quasi continuo di proiettili ad arco sopra la nostra testa, da monte a monte, e qualche granata che scoppia qua e là nelle nostre vicinanze, la calma è stata fin qui quasi assoluta.
Si può con tranquillità andare e venire, riposarsi, fumare, mangiare e conversare fuor dai ricoveri, tutt’al più riparati dietro a qualche cespuglio dietro a un greppo, ad un sasso.
Lo stesso fante, al quale è però proibito mostrarsi, intuisce che per ora il pericolo non è imminente, e passa il suo tempo in un ozio quasi beato, sdraiato all’ombra dei parapetti della linea, seduto sulla soglia asciutta della sua tana, chiacchierando a bassa voce col compagno, fumando, o scrivendo a casa.
Meravigliosa gente, cui basta un’idea breve di pace per ricuperare tutta la sua tranquilla bontà e magari l’allegria.
Persino gli anziani, padri di tre o quattro figliuoli, si fanno animo e lasciano da parte i pensieri, più terribili che non il nemico.
Quanto a me, sono quasi felice, sebbene la mia vita si svolga in un ambito straordinariamente limitato.
Le ore del sonno e quelle della veglia e del lavoro sono senza più ordine alcuno.