Voci della Grande Guerra

Kobilek: giornale di battaglia Frase: #152

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AutoreSoffici, Ardengo
Professione AutoreScrittore, pittore
EditoreVallecchi
LuogoFirenze
Data1919
Genere TestualeMemorie
BibliotecaUniversity of Toronto Library (Internet Archive)
N Pagine Tot206
N Pagine Pref
N Pagine Txt206
Parti Gold7-28 (22)
Digitalizzato Orig
Rilevanza1/3
Copyright

Contenuto

Lo stesso fante, al quale è però proibito mostrarsi, intuisce che per ora il pericolo non è imminente, e passa il suo tempo in un ozio quasi beato, sdraiato all’ombra dei parapetti della linea, seduto sulla soglia asciutta della sua tana, chiacchierando a bassa voce col compagno, fumando, o scrivendo a casa.

Meravigliosa gente, cui basta un’idea breve di pace per ricuperare tutta la sua tranquilla bontà e magari l’allegria.

Persino gli anziani, padri di tre o quattro figliuoli, si fanno animo e lasciano da parte i pensieri, più terribili che non il nemico.

Quanto a me, sono quasi felice, sebbene la mia vita si svolga in un ambito straordinariamente limitato.

Le ore del sonno e quelle della veglia e del lavoro sono senza più ordine alcuno.

Posso sdraiarmi alle quattro del mattino ed alzarmi alle dieci, come coricarmi dopo desinare e dormire fino alle sette, ora della mensa, che anche qui arriva, non si sa come.

La notte la passo generalmente in piedi, ispezionando la linea, sorvegliando le vedette la cui vigilanza rappresenta la sicurezza di tutti, incitando i soldati a vincere il sonno, arrabbiandomi anche con questo o quello che trovo e scovo col piede, col bastone, dal suo buco, o non riesce a star su, o abbandona il fucile e si leva le giberne.