Kobilek: giornale di battaglia Frase: #155
Autore | Soffici, Ardengo |
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Professione Autore | Scrittore, pittore |
Editore | Vallecchi |
Luogo | Firenze |
Data | 1919 |
Genere Testuale | Memorie |
Biblioteca | University of Toronto Library (Internet Archive) |
N Pagine Tot | 206 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 206 |
Parti Gold | 7-28 (22) |
Digitalizzato Orig | Sì |
Rilevanza | 1/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Quanto a me, sono quasi felice, sebbene la mia vita si svolga in un ambito straordinariamente limitato.
Le ore del sonno e quelle della veglia e del lavoro sono senza più ordine alcuno.
Posso sdraiarmi alle quattro del mattino ed alzarmi alle dieci, come coricarmi dopo desinare e dormire fino alle sette, ora della mensa, che anche qui arriva, non si sa come.
La notte la passo generalmente in piedi, ispezionando la linea, sorvegliando le vedette la cui vigilanza rappresenta la sicurezza di tutti, incitando i soldati a vincere il sonno, arrabbiandomi anche con questo o quello che trovo e scovo col piede, col bastone, dal suo buco, o non riesce a star su, o abbandona il fucile e si leva le giberne.
Ogni tanto mi fermo in qualche punto propizio all’osservazione e scruto la linea nemica in faccia alla nostra.
Ma il nemico non mi s’è ancora manifestato visibilmente in alcuna maniera.
La trincea che va serpeggiando a mezza costa del Kobilek, rivelata dalla chiarezza ocrata degli sterri, dai mascheramenti di frasche secche tra il verde scuro dei boschi, sembra vuota.