Voci della Grande Guerra

Il nostro soldato: saggi di psicologia militare Frase: #116

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AutoreGemelli, Agostino
Professione AutoreMedico, religioso
EditoreTreves
LuogoMilano
Data1917
Genere TestualeSaggio
BibliotecaUniversity of Illinois Library (Internet Archive)
N Pagine TotXII, 339
N Pagine Pref12
N Pagine Txt339
Parti Gold25-34 (10)
Digitalizzato Orig
Rilevanza1/3
Copyright

Contenuto

Una granata scoppia rovinando parte di una trincea, poi un’altra e un’altra ancora, così che si fa strada nell’animo del soldato la persuasione che non è più possibile tenere la posizione.

In questi ed in consimili casi la paura, ossia una emozione, rompe il legame tra gli elementi psicomotori (la immagine dell’atto da compiere, la ragione che ne dimostra l’utilità, i sentimenti che coloriscono questo stato d’animo, ecc.), e la decisione volontaria, per la quale il soldato compiva ciò che in quel momento doveva apparire ragionevole, ossia esporsi, combattere, ecc., ubbidisce, invece ad automatismi d’origine subcosciente;

si nasconde, cerca di salvarsi, sottraendosi alla minaccia del pericolo.

In questo momento basta la parola o un gesto risoluto d’un ufficiale, l’esempio d’un compagno, a scuotere il soldato dallo stato d’animo nel quale si trova, a richiamarlo alla realtà.

Ritorniamo al momento che stavamo analizzando.

Il soldato, ancora nascosto nel suo ricovero, nella sua trincea, deve esporsi per avanzare, per andare all’assalto.

Il soldato conosce tutti i gesti che deve compiere;