Voci della Grande Guerra

Delenda Austria Frase: #77

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AutoreSalvemini, Gaetano
Professione AutoreIntellettuale, storico, politico
EditoreF.lli Treves
LuogoMilano
Data1917
Genere TestualeDiscorsi
BibliotecaBiblioteca Polo Umanistico Università degli Studi di Salerno
N Pagine Tot58
N Pagine Pref
N Pagine Txt58
Parti Gold[15-30] [1-14] [31-58]
Digitalizzato Orig
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

Se si considera che tutti i debiti di guerra, che han dovuto fare gli Stati dell’Intesa dal luglio 1914 in poi, sono stati resi necessari dall’aggressione tedesco-magiara, nulla è più naturale che considerare questi debiti come fatti dai Tedeschi e dai Magiari, e farne pagare gl’interessi ai primi responsabili.

E se agl’interessi di questi debiti si aggiungessero gl’interessi annui dei capitali distrutti in Belgio, in Francia, in Polonia, in Serbia, e l’onere delle pensioni di guerra di tutti gli Stati dell’Intesa, si avrebbe sulle spalle dei Tedeschi e dei Magiari un enorme carico tributario annuo, al quale essi non potrebbero far fronte se continuassero nella vecchia politica di spese militari.

Ma un tributo di questo genere non potrebbe essere imposto permanentemente, se la Germania non fosse ridotta alla incapacità di affrancarsene mediante una nuova guerra.

Un altro provvedimento economico opportuno potrebbe essere l’imporre alla Germania nel trattato di pace l’abolizione di ogni barriera doganale.

Grazie a questa rivoluzione finanziaria ed economica, l’Impero germanico sarebbe privato di tutti i redditi doganali, cioè di uno dei più importanti cespiti delle sue entrate, e di fronte al potere centrale verrebbe rialzata l’importanza finanziaria e quindi l’autonomia politica degli Stati confederati.

D’altra parte, cadendo il vecchio sistema economico a basi protezioniste, la Germania sarebbe obbligata a rifare tutta la sua vita economica su basi liberoscambiste:

la specializzazione di funzioni economiche, a cui il libero scambio la obbligherebbe, rendendole impossibile ogni autonomia economica, farebbe assolutamente solidale la sua vita economica con quella del mondo europeo ed extraeuropeo, la esporrebbe più che nel passato al pericolo immediato della fame e della paralisi generale in caso di guerra e di blocco, contribuirebbe efficacemente, insieme alla lezione della guerra perduta, a quella correzione della mentalità germanica in senso pacifico, senza cui è vano sperare tranquillità in Europa.