Perché la Germania non può vincere? Perché non l’abbiamo ancora vinta? Perché la vinceremo? Frase: #14
Autore | Salvemini, Gaetano |
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Professione Autore | Intellettuale, storico, politico |
Editore | s.n. |
Luogo | s.l. |
Data | 1918 |
Genere Testuale | Discorsi |
Biblioteca | Biblioteca comunale di Livorno |
N Pagine Tot | 20 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 20 |
Parti Gold | 1-20 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 2/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
E sarà tanto più salutare quanto meno i professori tedeschi potranno cavillare sul carattere e sulla estensione d’essa, negando filosoficamente che sia stata una sconfitta, e definendola filosoficamente come una vittoria.
Ma anche la sconfitta a nulla servirebbe, se rimanesse sempre alla Germania una ragionevole speranza di rivincita a scadenza non molto lontana.
Solamente la visione permanente del proprio isolamento, in un mondo di forze nemiche invincibili e sempre pronte alla difesa e al castigo, potrà condurre gli spiriti pervertiti dall’adorazione della violenza a riconoscere il fallimento dell’antico ideale e la necessità di nuovi atteggiamenti morali.
Ora, prima condizione per la soluzione del problema dell’isolamento della Germania, è la demolizione totale dell’Austria-Ungheria.
Il tentativo di staccare l’Austria-Ungheria dalla Germania, a cui lavorarono lungamente l’Inghilterra e la Francia nel decennio che precedè la guerra, è oramai definitivamente fallito.
I tedeschi dell’Austria e i magiari sentono che, senza l’appoggio della Germania, essi non sarebbero in grado di dominare gli czechi in Boemia e in Moravia, i rumeni in Transilvania, gl’italiani, gli sloveni e i serbo-croati nella zona meridionale e adriatica dell’Impero.
La unificazione, anzi il rimescolamento delle truppe austriache e tedesche sotto lo stesso comando militare dato dalla Germania, ha definitivamente introdotto la Casa d’Absburgo nella Confederazione germanica.