Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #266
Autore | Monelli, Paolo |
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Professione Autore | Scrittore, giornalista |
Editore | L. Cappelli |
Luogo | Bologna |
Data | 1921 |
Genere Testuale | Memorie |
Biblioteca | The University of Connecticut Libraries (Internet Archive) |
N Pagine Tot | 227 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 227 |
Parti Gold | [122-131] [1-121] [132-229] |
Digitalizzato Orig | Sì |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
E, dove vi sono baracchette sgangherate o tende a doppio telo ricoperte di neve:
dove non si sa più nulla del mondo lontano, e solo a sera se il cielo è chiaro si veggono brillare laggiù nel piano le casette rosse dove una donna ci attende — o ci fa le corna con il territoriale:
dove ci sono i bimbi di De Lazzer e gli automobilisti, la mula di Marzarotto e il magazzino del terzo scaglione, le paste di Mimiola e l’amichetta bionda che mi donò un fazzolettino verde pregno del suo profumo.
— Loat, non vedi come sono soavi le stelle nel pallore lunare:
Non hai lasciata l’amorosa a casa, alpinotto dal viso tondo come un pagnotta, che canti a voce spiegata con la mano aperta accanto alla bocca, ora che le prime linee sono lontane:
Intona dunque la canzone dell’amorosa che aspetta, che noi sappiamo bene che non è vero, ma lo cantiamo lo stesso, perché illudersi fa caldo al cuore e perché si diventa sentimentali la sera dopo che s’è lavorato tutto il giorno a fare il mestiere della guerra.
Poi se anche la gola si asciuga, arrivati alla baracca faremo rotolare fuori della tenda del cantiniere un barilotto di Valdobbiadene, e nella tazza di latta sarà un breve paradiso biondo, meglio dei suoi capelli folli, meglio della casa lontana.