Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #326

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Gioia fisica, issare pezzi così pesanti su quella forcella per questo cristallo che nemmeno i muli ce la fanno, esercizio soddisfatto dei muscoli che non conoscono che lavoro da quando s’è nati, abeti e rocce e cielo vecchie conoscenze non hanno mai visto che fatica in questi figli della montagna e pare che a vivere fra queste cime non ci si senta bene se non faticando, e tanto amore dello sforzo e spregio del disagio che quando giuocano (nelle ore in cui c’è l’ordine di far nulla) si cazzottano da rompersi le tempie facendo il giuoco del civettino — proprio quello del quadro degli Uffizi.

Ferracin da la voce, il plotone aggrappato alle funi in uno strappo tira innanzi il bestione testardo.

Caro bestione sfrombolante che proteggerà la nostra avanzata:

Bonan, l’attendente di D’Incà, si dondola per la strada da Primolano a Feltre, un poco di vino nelle gambe e molto desiderio della famiglia che torna a rivedere dopo tanti mesi di guerra.

Che cosa c’è laggiù in fondo alla strada:

Un’automobile lucida, ferma.

Nemmeno fermarcisi su con il pensiero.