Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #886
Autore | Monelli, Paolo |
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Professione Autore | Scrittore, giornalista |
Editore | L. Cappelli |
Luogo | Bologna |
Data | 1921 |
Genere Testuale | Memorie |
Biblioteca | The University of Connecticut Libraries (Internet Archive) |
N Pagine Tot | 227 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 227 |
Parti Gold | [122-131] [1-121] [132-229] |
Digitalizzato Orig | Sì |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
qui Cecchet vi tutela, che lavorò vent’anni in tedescheria e quando fa le mine parla tedesco e dice fertig e Feuer come ha appreso nelle miniere della Slesia, ma è il più mulo della compagnia, e si ostina a portare con la sua squadra un macinifo di mitragliatrice Perino.
E Smaniotto che è già stato ferito tre volte, e Cesco che è figlio unico di una vecchietta che vende la frutta sullo stradone di Primolano, e le manda cinque lire al mese.
Bravi ragazzi, ciarloni e lavandai, ma iaciturni quando il lavoro è duro, segnati dalla loro aspra vita d’una serietà triste e attonita, che non hanno nemmeno la speranza di andare ad istruire le reclute come il tenente, e se non gli piglia la ferita non hanno altro miraggio che quindici giorni all’anno per potersi sborniare senza paura dei carabinieri.
Che cosa hanno avuto essi di questa patria per la quale sono ora il più saldo baluardo, che gli fu matrigna e gli spinse alle miniere della Vestfaglia e alle strade della Galizia, e gli ha richiamati di tanto in tanto a caricarsi lo zaino:
Ma il concetto di patria coincide in essi con un senso oscuro ma efficace di dovere.
Imperativo categorico.
È dovere.