Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1189
Autore | Monelli, Paolo |
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Professione Autore | Scrittore, giornalista |
Editore | L. Cappelli |
Luogo | Bologna |
Data | 1921 |
Genere Testuale | Memorie |
Biblioteca | The University of Connecticut Libraries (Internet Archive) |
N Pagine Tot | 227 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 227 |
Parti Gold | [122-131] [1-121] [132-229] |
Digitalizzato Orig | Sì |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Quando si arriva di notte che dall’alto viene un cantare di soldati e la nebbia corre a rannicchiarsi nel cavo delle pareti di roccia e il laghetto fuma (le nuvole vi fanno sopra le capriole) e pare che le baracche siano dolci come salottini rossi dove Sakuntala versa il tè nelle tazzine rosse e invece c’è dentro un attendente che spidocchia il saccopelo — NOSTALGIA.
Il mulo che porta le tavole e le cartuccie, la ghirba gocciolante e il gabbione che s’aggrappa ai rami penzoli degli abeti, non soffre la nostalgia e non aspetta la licenza.
(Non è vero.
Pensa la Beppa che è cieca d’un occhio e se fosse un soldato l’avrebbero riformata:
a giugno l’erba era alta e tenera e chiarella e fiorita di gigli dallo stelo più dolce dell’acqua di fontana.
E c’erano pascoli su cui galoppare era un’ebbrezza.
E non dovevo rampicar le crode con queste tavole lunghe che mi battono il muso e le orecchie.)