Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1410

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Non s’è potuta prenderla, quell’accidente di quota.

Tutto il plotone esploratori, quasi tutta la 265a sono rimasti per quei sassi, nel crepuscolo livido, contro all’ostile barriera di roccia che s’animò d’improvviso di mitragliatrici rintanate nei loro covi, su cui la nostra artiglieria non aveva avuto presa.

Ma al maggiore si empirono gli occhi di lacrime quando gli vide uscire dalle trinceette, i bravi figliuoli, agili in corsa come se non se li sentissero appiccicati alle gambe i cinquanta giorni di trincea, di malo dormire, d’incubo della congelazione, di scatolette e gallette per tutto ristoro — e poi occupare di volo le prime roccie ed inchiodarcisi, e sarebbero morti tutti lì se a buio Angeluccio non si fosse offerto al rischio di andargli a dire di tornare indietro.

(— Aspetta, Angeluccio, che cerchiamo un altro che venga con te.

— Sior tenente, per morir là fora basto mi.

Xe inutile de farse copar in do).

Ma De Cet è morto.