Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1477

Torna alla pagina di ricerca

AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

La sua gloriosa impresa la narra volontieri anche lui, con dovizia, di particolari, quando è un po’brillo, nell’ora delle confidenze, nella stalla grave del fiato dei muletti accaldati che meditano tranquilli la biada, quando si risale malignamente la via gerarchica e si rivedono le bucce al comandante di plotone ed al comandante del battaglione.

Barel ha finito di raccontare la volta che in Libia fece grande macello di arabi, che gli piantava la baionetta nella pancia, e poi, un piede su quello straccio d’uomo atterrato, e crac, la baionetta veniva fuori.

Scariot ha veduto in Val Lagarina il generale Cantore andare fuori da solo, solo con il suo aiutante, lontano oltre gli avamposti, che i suoi alpini temevano non vederlo tornare mai più.

Giacomin conta i mesi che ha fatto sotto la naja.

— Cinquanta mesi che son sott’la naja.

E quando la me fèmena partorirà, me nassarà un tosat vestio da alpin con la pèna fora ordinansa, el pistoc e la tassa de lata piena de cafè caldo, e ghe la darà a so mare disendo:

Ciapa, mama, per la fadiga che te ga fato.