Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1505

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Edoardo il Temerario, adunque, nel florido giugno dell’anno di guerra millenovecentoquindici si dirigeva solo, moschetto a tracolla, verso il paese di Imèr, che nei verdissimi pascoli della valle Cismon s’apre sotto un blando fluire di sole, Imèr dall’aulico nome latino.

Tonadìco, Transaqua segnano più a settentrione, con i loro nomi, altri ricordi intatti di latinità.

Il Barbaro vi eresse una malinconica chiesa gotica dallo spiovente nero;

intorno la grazia italica fiorì nei brevi orti, nelle case gaie, pennelleggiate di sole, civettanti con le dolomiti d’oro.

Alle cime d’intorno s’affacciavano soldati italiani.

Le soldatesche austriache erano fuggite dai paesetti che osavano appena di credere alla loro fortuna, che non l’incendio e la rapina segnassero la fine del dominio ostile.

La conquista procedeva impetuosa: