Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1559
Autore | Monelli, Paolo |
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Professione Autore | Scrittore, giornalista |
Editore | L. Cappelli |
Luogo | Bologna |
Data | 1921 |
Genere Testuale | Memorie |
Biblioteca | The University of Connecticut Libraries (Internet Archive) |
N Pagine Tot | 227 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 227 |
Parti Gold | [122-131] [1-121] [132-229] |
Digitalizzato Orig | Sì |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
degno è che sulla sua giubba siano le fiamme, verdi come i pascoli della valle Cismon, biforcute come le forcellette precipitose da cui spiano le vedette impellicciate.
Dice il sergente Da Col, e buffa nuvole di fumo dalla pipa di maiolica con l’effigie di Francesco Giuseppe che ha comperata a Primiero:
— Se nol gera ancora ocupà intanto che nualtri se gera tanto più avanti sui monti, vol dir che no se doveva farlo.
Soggiunge Pupo, il conducente canuto, che ha gli anellini alle orecchie, e il più stizzoso mulo delle salmerie:
— E se un el ghe gera entrà par sbajo nol podeva far altro che saltarghene fora.
Così parla la saggezza dei mulattieri, nel calore buono del tabià;
così gli adunati rendono giustizia a Edoardo il Temerario.