Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1617
Autore | Monelli, Paolo |
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Professione Autore | Scrittore, giornalista |
Editore | L. Cappelli |
Luogo | Bologna |
Data | 1921 |
Genere Testuale | Memorie |
Biblioteca | The University of Connecticut Libraries (Internet Archive) |
N Pagine Tot | 227 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 227 |
Parti Gold | [122-131] [1-121] [132-229] |
Digitalizzato Orig | Sì |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
e chi è di là non è più un uomo per me:
è un pupazzo, un bersaglio mobile, una cosa vuota d’anima, e il suo urlo di colpito è impersonale come la voce del vento a traverso la feritoia.
Non c’è voluta nessuna iniziazione, per noi:
il primo giorno fu come oggi, e il dicembre del 1915 al Carbonile, De Lazzer contava i tedeschi che buttava giù col suo fucile infallibile con la stessa spavalda tranquillità con cui, un mese fa, alla colletta De Cet, Dalla Mule numerava gli Alpenjäger che mandava a gambe all’aria colle bombe.
Non ci pare d’essere per ciò più crudeli:
ancora oggi la fiaccatura del mulo c’impietosisce, se ci guardi con occhi stanchi;
ancora oggi Pianezze ha regalato tutta la sua razione di pane al prigioniero ebete e affamato — rapaci mani unghiute su quel tesoro.