Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #292

Torna alla pagina di ricerca

AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Carta carta carta che aduggia che grava che soffoca, relazioni rapporti prospetti.

La battaglia è finita, il puro eroe rientra nei ranghi e s’allinea col fifone a parità di rancio e di cinquina.

E aiutanti furieri caporali di contabilità scrivono allineano ricopiano ticchettano la macchina da scrivere, i morti i dispersi i feriti diventano numeri sugli specchi nitidi, il capitano che balzò sulla quota nell’ubbriachezza dell’attacco ha le dita sporche d’inchiostro, il generale che ritto sulla prima linea la notte del venti stangò alpini e austriaci in mischia e tenne superbamente fede alla sua fama di soldato e di capo, oggi prende cappello perchè un prospetto ritarda e contumelia scribacchini e dattilografi.

E il gesto eroico del soldato — Pretto che prende il comando della squadra perché è caduto il caporale, e il giorno dopo scavalca la trincea e si presenta all’imbocco della caverna e ne trae fuori — solo — cinquanta austriaci che si dànno prigionieri (c’è chi ha avuto la medaglia d’oro per questo), e l’ultimo giorno di battaglia sfugge alla prigionia in un violento corpo a corpo;

Jardella e Forte portaordini, che fanno a pari e dispari per vedere a chi tocca andar fra quell’inferno, e fuori per la montagna che scoppia e scalpita fanno meraviglie, per cinque giorni, infaticabili;

Piazza il portaferiti impassibile e devoto, che ha sgombrato per terreno battuto mezza compagnia, e a chi lo loda ride d’un suo buon riso stanco mostrando la sua pelata che gli cominciò in Libia;

Pesavento morto la notte ultima perché volle tornare indietro dove c’era la sua compagnia — il loro gesto eroico, protocollato esposto postillato, confermato da dieci specchi e cento relazioni, darà loro fra un anno diritto a quello straccetto azzurro che per la terza volta si concede con mirabile rapidità al poeta che non ne ha bisogno: