Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #313

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Ma la sera in cui il solito disertore nemico per ingraziarsi il nuovo padrone sballa che la notte ci sarà un attacco, e l’allarmi corre dalla divisione nevrastenica per i fili del telefono ai comandi di battaglione, e si ordina di raddoppiare la vigilanza, e le novità ogni due ore, ed ogni fucilata provoca terrore laggiù e l’ufficiale di servizio s’attacca al telefono e domanda che cosa succede (e invece noi sappiamo bene che queste sono le notti in cui ci si potrebbe cavare le scarpe) — allora, perché hanno paura di perdere la posizione, mandano a dire ai valorosi alpini che fanno sicuro assegnamento sui valorosi alpini e che con i valorosi alpini non c’è niente da temere, e se raccomandano ai valorosi alpini di vigilare sanno che questo è un pleonasmo per i valorosi alpini, ma che lo fanno per far piacere al corpo d’Armata.

E così sia.

Due carabinieri hanno condotto su stanotte da Enego i due alpini condannati alla fucilazione perché un giorno dell’Ortigara, usciti dalla battaglia per una corvè, non vi erano poi più rientrati.

Toccano all’aiutante maggiore i compiti più odiosi, persuadere i due che sono vane le speranze che hanno portato trepidamente con sé per tutta la strada (i carabinieri, buoni diavoli, non avevano core di disilluderli);

e mandare a chiamare prete e medico; e tirar fuori il plotone d’esecuzione; e intanto far chiudere in una baracca questi due morituri così diversi da quelli che buttiamo fuori della trincea i giorni di battaglia — che appena si son ritrovati con il loro battaglione hanno urlato, pianto, chiamata la famiglia lontana, implorato pietà e perdono.

— Andaremo de pattuglia tute le sere, sior tenente...

E quando hanno intuito che nessuna forza umana poteva loro ridare la vita, non hanno più detto una parola, hanno solo continuato a piangere lamentosamente.