Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #357

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Questioni, dubbi s’affacciano alla mente riluttante e li respingiamo con terrore perché contaminano troppo alti principî:

quelli che accettiamo ad occhi chiusi come una fede per timore di sentir fatto più duro il nostro dovere di soldati.

Patria, necessità, disciplina — un articolo del codice, parole che non sapevamo che cosa volessero veramente dire, solo un suono per noi, morte con la fucilazione, eccole chiare comprensive dinanzi allo sgagliardimento della nostra mente.

Ma quei signori laggiù a Enego, no, non sono venuti qui a veder riempirsi di polpa le parole della loro sentenza.

Comandanti di grosso carreggio, comandanti di quartier generale, colonnelli della riserva, ufficiali dei carabinieri: ecco il Tribunale.

Ricusato per incompetenza.

Solo chi uscì vivo dalla maciulla del combattimento, solo chi strisciò all’attacco e sbiancò d’orrore sotto il bombardamento e pregò di morire nella notte di battaglia premuto dal freddo e dalla fame — solo quello sarebbe il giudice competente, e darebbe sì forse anch’egli la morte, ma sapendo che cosa vuol dire.