Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #396

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Dio che non tornino le giornate in cui ci sia bisogno di buttar cuori saldi e teste dure a tappar l’orrore di un falla sulla fronte.

Intanto domani mi rampicherà quelle crode, e vedremo che cosa ne diranno questi agordini dalla critica infallibile e scontrosa, che lei mi vorrebbe venire a comandare solo per non andare sul Carso — questi uomini legati per la loro nascita e il loro mestiere ad un destino così severo di soldati, buttati senza lor scelta allo sbaraglio finché la guerra duri, e pure tranquilli e assennati, che solo domandano di poter avere fiducia nell’ufficiale che li deve portare a morire.

E abitudine di scartoffie nelle teste dei furieri e dei comandati in servizio di S. M.

Adesso dopo un mese d’imboscatura al Comando di Gruppo, tornato qui alla compagnia, m’accorgo come fossero inutili le belle circolari che stillavo — non ne vedo più una al negletto ufficio di compagnia dove il furiere davanti ad una cartolina illustrata fiori e donna con cartellino a svolazzi «Ti amo» sonnecchia sui buoni viveri il suo tedio soddisfatto di alpino che prima della guerra buttava giù alberi nelle selve del Comèlico, e sa sbagliare dignitosamente le somme del giornale di contabilità (non sarò io che me ne accorgo).

Ma lassù circolari circolarette circolarone; prospetti e specchi (anche se negativi tracciare tutte le colonnine per bene);

tutto in triplice copia; moltiplicarsi dei rapporti gerarchici; arenarsi delle pratiche (lucus a non lucendo) per una formula errata, per una intestazione omessa, per una firma di facente funzione che è giudicata incompetente.

E tu, povero Tonòn, credevi che presentando il telegramma con la notizia della malattia grave di tua madre ti avrebbero concessa la licenza: