Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #534

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Tiziano Centa, dal grande barbone rossastro su un viso da quindicenne paffuto, che ci tiene alla sua fama d’essere il più forte soldato della compagnia e s’accanisce a smuover sassi grossi come una botte;

Costa l’esploratore, secco e ruvido, che colpito di ritenuta sulla cinquina per avere perduta la maschera me ne portò alla sera dieci arrangiate chissà dove chiedendo se ero disposto a pagargliene nove;

De Riva il carbonaio, che nel bosco fradicio, sotto la nevicata, con un fiammifero e due cartoline sa suscitare in cinque minuti una fiammata che basta a tutto il plotone;

Tonòn che fa scompisciare tutta la compagnia per le storie matte che racconta con una faccia da satiruccio malinconico, e che vuole andare negli arditi perché «ciapar le posision l’è el più gran gusto che ghe sia, ma tegnirle dopo l’è na gran passion».

Tonòn s’è cacciato nel suo buco, una tana da volpe che si fa solo lui, con Semprebon che gli tiene il pistoletto.

— Poi ghe faremo la svolta, e drento altri do metri.

E poi ghe metaremo un cartelo in çima: