Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1141
Autore | Monelli, Paolo |
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Professione Autore | Scrittore, giornalista |
Editore | L. Cappelli |
Luogo | Bologna |
Data | 1921 |
Genere Testuale | Memorie |
Biblioteca | The University of Connecticut Libraries (Internet Archive) |
N Pagine Tot | 227 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 227 |
Parti Gold | [122-131] [1-121] [132-229] |
Digitalizzato Orig | Sì |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Ma se ci incontreremo in due che abbiano battuto lo stesso cammino, troveremo sempre un angoletto ove trarre dal ricordo e dal vino chiaro il conforto dei buoni tempi passati.
Respireremo ancora il fiato delle abetaie e della battaglia;
richiameremo a banchetto con noi i poveri morti dimenticati.
(E quando quegli altri strilleranno le parole della grande Italia io vedrò sotto le loro gambette, che non invischiò mai il fango di lassù, il mucchio enorme dei morti — il teschio che ghigna accanto alla carogna verdastra dell’asfissiato come nel vallone dell’Agnelizza.)
Dimenticheremo per un poco, nell’evocazione, di avere dovuto attraversare il mare di merda.
Non lo attraverseranno i miei alpini, per i quali, dopo queste sbornie del congedamento in cui si credono incommensurabilmente felici, la guerra continua — riprende.
Gioia di poter comandare litri più litri all’oste che era sergente maggiore e faceva scattare, ma adesso è lui che deve obbedire al comando del congedando, gioia di non aver la ritirata che aspetta, e poi uscir fuori per il paese quando c’è tanto vino anche nel cielo, e persino le nevi delle montagne sono colorate di terzanello, e c’è la Gusella del Vescovà lassù mattacchiona che sembra un dito immerso in quel vino per far l’assaggio — e cantare la canzone dello zaino affardellato che s’è finito di portare e far echeggiare i portichetti del monologo-sollievo: