Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1158

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Lu el me capisse, ostia, gò beù un fiatin, no poso desbroiar la lengua...

Se ricordelo, sior capitan, quando che son sburlà zò in te la trincea che gera drento i todeschi, i me voleva copar, sti fioi de cani, a mi, n’alpin vecio, picoleto sì, ma vecio, ostia... varda to pare:

E tu Austria che sei la più forte e fatti avanti se hai del corajo...

E Durigàn canta a squarciagola in onore del suo capitano la canzone dell’assalto, Durigàn che voleva prima parlar ben chiaro al suo capitano, per tutti quei cinque anni di pidocchi e di stenti, ed ha adesso invece gli occhi lustri e contenti che il signor capitano gli ha dato la mano e sta ad ascoltarlo sorridendo come il giorno di Pasqua sul Setole, che c’era una tormenta infernale fuori, ma dentro al baracchino allegria e vino e canzoni intonate da lui, Durigàn.

Alto giusto come una gamba di Bellegante, ed amici indivisibili.

Andavano insieme a prendere i gabbioni, si mettevan in marcia col gabbione infilato nel bastone, il piccolo davanti, il grande indietro, su per la salita parevano creati apposta per quel mestiere.

Ma domani, che cosa ti resta da fare domani, Durigàn, se non riprendere il cammino della Svizzera: