Taccuino di Caporetto : Diario di guerra e di prigionia (ottobre 1917-aprile 1918) Frase: #2000
Autore | Gadda, Carlo Emilio |
---|---|
Professione Autore | Scrittore |
Editore | Garzanti |
Luogo | Milano |
Data | 1991 |
Genere Testuale | Diario |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 149 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 149 |
Parti Gold | 13-131 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 2/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
De Candido uscì con un fazzoletto bianco, mentre io e Raineri guastavamo le armi della mia sezione, asportandone e disperdendone la culatta mobile, il percussore e altri pezzi.
Che dolore, che umiliazione, che pianto nell’anima anche in quest’atto ormai inevitabile.
L’ufficiale che a Torino aveva fatto il possibile per assicurare all’esercito il funzionamento d’un ottimo reparto, che aveva la consolazione d’esserci riuscito, dover gettare così le sue armi, lasciarle lì, negli arbusti:
Parimenti guastata fu l’arma della 3.a Sezione che ancor rimaneva.
Guastando le armi, compivamo un estremo dovere: sebbene il numero dei cannoni, del materiale, delle mitragliatrici, viveri, munizioni ecc. lasciati anche intatti fosse tale che il nostro atto non aveva nessun valore.
Io gettai anche la mia rivoltella e tutti lasciarono i fucili, lì dov’erano;
poi in fila indiana in ordine, dopo De Candido Cola, poi tutti i soldati, io ultimo in coda, scendemmo per la bascaglia alla passerella: