Lettere di combattenti italiani nella grande Guerra (vol.2) Frase: #286
Autore | |
---|---|
Professione Autore | |
Editore | Edizioni Roma |
Luogo | Roma |
Data | 1935 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 241 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 241 |
Parti Gold | 7-46 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 2/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
....
Tu mi comparisci nelle tue lettere come un giunco esile che voglia spezzarsi per volontà propria, quando ancora la nostra missione non è compiuta; missione di gloria che i posteri invidieranno e di cui inorgogliremo nei bei giorni di sole, sull’Altare della Patria, sotto i sacri rintocchi del Campanone del Campidoglio:
Non ti ricordi quegli squilli fatidici del maggio 1915:
Così quando sventoleranno i vessilli dei nostri baldi e gloriosi reggimenti su quell’ara consacrata alla più grande Italia, in un cantuccio noi baceremo con gli occhi quei drappi strappati dalla mitraglia e beveremo avidamente gli inni sacri della Patria;
lì, a Roma, ove nel nostro piccolo nido, sognato nei giovani anni di ascensione della vita, gioimmo e soffrimmo insieme.
Per te, mia dolce compagna, e gioia, io guardo il sole della nostra grandezza avvenire pensando al giorno in cui sara cantato il trionfo della nostra stirpe, e sarà ricompensa grande per me una tua lagrima di commozione, un lampo d’orgoglio tuo.
Perchè vivere quest’ora senza aver portato il proprio granellino di sabbia al maestoso edificio che si inalza: