Lettere di combattenti italiani nella grande Guerra (vol.2) Frase: #753
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Edizioni Roma |
Luogo | Roma |
Data | 1935 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 241 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 241 |
Parti Gold | 7-46 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 2/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Mamma, lo sa che io le ho voluto sempre tanto bene: per questo non deve piangere....
Mamma, mamma cara, io l’abbraccio stretta, stretta, la bacio tanto, le dico tutto il mio affetto di figlio buono e muoio contento.
Il suo MARIO.
Vigino carissimo, a tavola oggi ho aperto la tua lettera del 23; ho cominciato a leggerla, ma quando ho visto che mi parlava di Carlo, ho chiesto il permesso di alzarmi; sono entrato nella mia baracca, mi son chiuso là dentro e ho divorato la tua lettera interrompendomi non so quante volte.
È inutile;
tu puoi avere tutta la forza che vuoi, puoi ormai avere avvezzato in quaranta giorni di guerra la mente alle visioni più truci, più terribili, ed esserti formato sull’anima quasi una maschera impenetrabile di stoicismo agli spettacoli più commoventi; e così riuscire a non pianger mai dinanzi a nessuna di quelle visioni crudeli e disumane che qui abbondano.
Ma tutte le volte che io mi fermo sul pensiero del nostro Carlo, la tristezza che mi assale è infinita.