Lettere di combattenti italiani nella grande Guerra (vol.2) Frase: #824
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Edizioni Roma |
Luogo | Roma |
Data | 1935 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 241 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 241 |
Parti Gold | 7-46 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 2/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
....
ormai sono diventato come un morfinomane; esso non potrebbe vivere senza quel liquido che lo rovina, che lo avvicina sempre più alla tomba:
io non potrei di punto in bianco, lasciare questo caro frastuono, questo continuo rombo di cannone, questo crepitio di fucileria, questo rullìo di mitragliatrici....
Oh, non è ch’io sia contento di questo terribile disastro che sconvolge l’Europa tutta, oh, no; anzi il mio animo è straziato dal grande dolore comune, ma io amo questo tramestio di frastuono perchè è il caratteristico della guerra, perchè debbo alla guerra se ho potuto provare anch’io quella grande soddisfazione di chi compie il proprio dovere;
debbo ad essa se posso andare con la fronte alta e dire:
anch’io ho offerto il mio petto, questo petto quale scudo alla mia Italia, giacchè è un po’anche mia, lo sento.
Anch’io domani, se sopravviverò, se non mi sarà concesso d’aver l’alto sublime onore di cadere sul campo stesso dell’onore, potrò dire guardando quei monti: