Voci della Grande Guerra

Tutta la guerra: antologia del popolo italiano sul fronte e nel paese Frase: #285

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AutorePrezzolini, Giuseppe
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreR. Bemporad
LuogoFirenze
Data1918
Genere TestualeMemorie
BibliotecaBiblioteca Comunale di Trento
N Pagine TotXV, 398
N Pagine Pref15
N Pagine Txt398
Parti Gold2-405
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

Uno gli offre una sigaretta, peritoso.

Egli franco la prende, l’accende, tira qualche boccata di fumo, con gli occhi socchiusi, con un’aria di contentezza infantile, come se riassaporasse la vita di bordo, come se ritrovasse il primo fra i piaceri del marinaio.

Sbarcato, condotto all’infermeria, non perde mai le forze, non si lascia mai vincere dal malessere e dalla stanchezza.

Conserva la sua disciplina in ogni atto, in ogni motto, come — dopo sedici ore di mare — la sua pelle serba il buon colore di frumento e la ferma grana, conciata all’uso nostro, all’uso d’Italia, non con la vallonea spenta nell’acqua di mortella, ma col sale e col sole.

Quando nomina la sua nave perduta, quando parla del suo comandante e dei suoi compagni rimasti nel fondo sepolti, quando apprende che nessuno è giunto in salvo, di quelli esciti con lui dal portello di prua, il dolore lo stringe: un dolore senza lagrime, un dolore d’eroe, che par gl’intagli quel dolce volto con uno scarpello più severo.

Resta mutolo e fisso, col capo reclinato.

L’acqua salsa gli cola dall’orecchio giù per l’omero nudo.