Tutta la guerra: antologia del popolo italiano sul fronte e nel paese Frase: #75
Autore | Prezzolini, Giuseppe |
---|---|
Professione Autore | Scrittore, giornalista |
Editore | R. Bemporad |
Luogo | Firenze |
Data | 1918 |
Genere Testuale | Memorie |
Biblioteca | Biblioteca Comunale di Trento |
N Pagine Tot | XV, 398 |
N Pagine Pref | 15 |
N Pagine Txt | 398 |
Parti Gold | 2-405 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 2/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
E la grandezza di questo popolo si manifesta tanto più grande quando si pensi che non ha mai saputo veramente — dico il vero popolo, i più — per quali ragioni si batte.
Cosa volete che importi ai nostri contadini della civiltà latina e della kultur germanica e del loro antagonismo:
Come volete che i nostri pastori e i nostri fabbri e i nostri carbonai abbiano una idea precisa del pangermanismo e della Medieuropa, di Lutero e di Kant:
Cosa volete che importi ai nostri verniciatori, ai nostri facchini, ai nostri butteri della politica mondiale, della porta aperta, delle colonie, della ferrovia di Bagdad e del porto di Anversa:
Sono, tutti, brava gente, avvezza a lavorare dalla mattina alla sera, dal primo gennaio al trentuno dicembre, che chiedevano soltanto un po’di pane e di companatico il giorno, un po’d’amore la notte, un bicchier di vino la domenica.
Eppure tutti costoro, contadini delle campagne, operai delle città, hanno ubbidito, sono andati, hanno sofferto, sono stati feriti, amputati, uccisi e si son contentati di sapere che bisognava pigliare Trento e Trieste.
Ma bisogna confessare, insomma, che lo stesso irredentismo — il motivo più chiaro e popolare della guerra — non era molto sentito al di fuori degli studenti, degli intellettuali, di certi gruppi politici, cioè al di fuori di piccole minoranze, di minoranze che parevano maggioranze perchè eran le sole a parlare e a gridare e a scrivere ma sempre, in confronto ai milioni di estranei, minoranze.