Voci della Grande Guerra

Tutta la guerra: antologia del popolo italiano sul fronte e nel paese Frase: #77

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AutorePrezzolini, Giuseppe
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreR. Bemporad
LuogoFirenze
Data1918
Genere TestualeMemorie
BibliotecaBiblioteca Comunale di Trento
N Pagine TotXV, 398
N Pagine Pref15
N Pagine Txt398
Parti Gold2-405
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

Come volete che i nostri pastori e i nostri fabbri e i nostri carbonai abbiano una idea precisa del pangermanismo e della Medieuropa, di Lutero e di Kant:

Cosa volete che importi ai nostri verniciatori, ai nostri facchini, ai nostri butteri della politica mondiale, della porta aperta, delle colonie, della ferrovia di Bagdad e del porto di Anversa:

Sono, tutti, brava gente, avvezza a lavorare dalla mattina alla sera, dal primo gennaio al trentuno dicembre, che chiedevano soltanto un po’di pane e di companatico il giorno, un po’d’amore la notte, un bicchier di vino la domenica.

Eppure tutti costoro, contadini delle campagne, operai delle città, hanno ubbidito, sono andati, hanno sofferto, sono stati feriti, amputati, uccisi e si son contentati di sapere che bisognava pigliare Trento e Trieste.

Ma bisogna confessare, insomma, che lo stesso irredentismo — il motivo più chiaro e popolare della guerra — non era molto sentito al di fuori degli studenti, degli intellettuali, di certi gruppi politici, cioè al di fuori di piccole minoranze, di minoranze che parevano maggioranze perchè eran le sole a parlare e a gridare e a scrivere ma sempre, in confronto ai milioni di estranei, minoranze.

Eppure questo popolo ha dato ragione ai suoi istinti contro la sua ragione; ha creduto nei suoi mae stri; s’è dato in mano ai suoi capi ed ha fatto il suo dovere, per due anni di seguito, per ventiquattro terribili mesi, ed è pronto a seguitare, pur accorgendosi che la guerra è più lunga, più dura, più difficile di quel che tutti credevano.

Anche dopo essersi accorto — perchè il popolo nostro capisce più, quando vuole, di quel che gli dicono — anche dopo essersi accorto che lo scopo vero e massimo della guerra — lo schiacciamento della (Germania — è, in realtà, irraggiungibile e che nessun paese otterrà da questa guerra tutto ciò che sperava nei primi tempi.