Tutta la guerra: antologia del popolo italiano sul fronte e nel paese Frase: #39
Autore | Prezzolini, Giuseppe |
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Professione Autore | Scrittore, giornalista |
Editore | R. Bemporad |
Luogo | Firenze |
Data | 1918 |
Genere Testuale | Memorie |
Biblioteca | Biblioteca Comunale di Trento |
N Pagine Tot | XV, 398 |
N Pagine Pref | 15 |
N Pagine Txt | 398 |
Parti Gold | 2-405 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 2/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
E la donna, almeno apparentemente, è schiava o, più propriamente, sottomessa in tutto all’uomo così tra gli Albanesi cristiani, come tra i musulmani.
Due usi ciratteristici del popolo Albanese sono l’ospitalità (me prit mikun, ovvero «ricevere l’amico») e la vendetta (giak, ghiak, o «sangue», «vendetta di sangue»).
Nell ospi talità del Malissoro s’impernia il sentimento del dovere principale verso il prossimo, nella vendetta si nasconde l’onore individuale, quello della famiglia e della tribù.
Sotto questo aspetto l’Albanese ha punti di contatto assai evidenti specialmente con gli isolani delle grandi isole mediterranee.
L’ospitalità fra gli Albanesi è un dovèere consuetudinario dal quale nessuno oserebbe derogare.
Quando un Albanese, per qualunque ragione, ricorre alla casa di un altro, egli viene accettato come se fosse membro della famiglia e diviene mik, amico, ossia si trova sotto la protezione di quella famiglia e ciò sempre secondo il kanun Ducaginit.
L’uso dell’ospitalità è mantenuto anche dalla mancanza di alberghi e di ricoveri nelle montagne e dalle difficili condizioni nelle quali spesso si trova il paese per la disorganizzazione sociale delle tribù.