Voci della Grande Guerra

Tutta la guerra: antologia del popolo italiano sul fronte e nel paese Frase: #10

Torna alla pagina di ricerca

AutorePrezzolini, Giuseppe
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreR. Bemporad
LuogoFirenze
Data1918
Genere TestualeMemorie
BibliotecaBiblioteca Comunale di Trento
N Pagine TotXV, 398
N Pagine Pref15
N Pagine Txt398
Parti Gold2-405
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

Senonchè bisogna riconoscere che sono nel vero anche coloro i quali han detto che la nostra dichiarazione di neutralità dell’agosto 1914 includeva in germe la nostra dichiarazione di guerra del maggio 1915, sicchè noi non avremmo potuto evitare di dovere poi nel maggio del 1915 impugnare le armi ed affrontare a fondo il conflitto se non impegnandolo ed affrontandolo nell’agosto del 1914 contro la Francia, contro l’In -.

ghilterra e contro la Russia; e poichè questo non volemmo fare e non facemmo, e nessuno mai avrebbe potuto perdonarci se avessimo fatto, è evidente la conclusione.

Io, e tanti di voi, siamo stati tra gli ottimisti a cui per lunghi mesi parve che la neutralità potesse durare, e mantenersi senza nostro disonore e senza nostro svantaggio; e non ci saremmo forse ingannati, se la guerra fosse stata breve, se le sorti di essa si fossero decise in pochi mesi:

ma quando la guerra, estendendosi ed approfondendosi, mutò di obbietto, quando la questione della Serbia fu assorbita dalla più vasta competizione fra la triplice intesa e gli imperi centrali, investendo tutto il problema dell’assetto europeo, apparve troppo prevalente il pericolo del domani d’Italia, perchè si potesse più oltre difender un atteggiamento d’inerzia e di indifferenza, che ci avrebbe isolati nel mondo, non solo radiandoci dal novero delle grandi potenze, ma condannandoci a un’esistenza inferiore, costituendoci bersaglio di disprezzo e di vendette, e rendendo forse necessaria, a breve scadenza, una guerra per la vita, una guerra per la quale non avremmo avuto nessun alleato, nessun amico, nessun aiuto, forse nessuna simpatia.

Onde se fu patriottismo la difesa della neutralità finchè fu lecito sperare che essa ci avrebbe risparmiati i danni e i dolori di un intervento, sarebbe stato errore e colpa il persistervi il giorno in cui apparve troppo probabile, per non dire certo, che dolori e danni maggiori ci sarebbero derivati dall ostinarci ad evitarlo.

Io non ignoro che in molti, o per la tenace sopravvivenza delle aspirazioni alla pace e della avversione ad ogni forma di violenza, o per difetto di cognizioni politiche e storiche, permane il convincimento che l’Italia avrebbe potuto e dovuto tenersi in un rigoroso riserbo;

ma noi non potremmo più essere tra costoro senza disconoscere le emergenze dei fatti, contro i quali è vano lottare, e dai quali è troppo facile essere travolti quando ci si ostini a negarli sol perché si preferirebbe che fossero diversi da quel che sono.