Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #6
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Bollati Boringhieri |
Luogo | Torino |
Data | 2000 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 528 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 528 |
Parti Gold | 401-520 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Carissima Antonietta,
Ancora una volta, per lungo tempo, sono stato costretto a trascurare dal darti mie nuove:
sappi che dalla fronte è difficilissimo mandare lettere all’estero per la mancanza dei francobolli e questi, non solo non si trovano — come è logico — nella zona del fuoco, ma difettano anche nei paeselli da noi occupati dove a stento, noi soldati riusciamo a trovare del tabacco.
Pochi giorni dopo averti scritto la mia ultima, il mio reggimento, fu chiamato di rincalzo sul Carso.
Purtroppo, in quel settore, le cose stanno ancora come quando ne partimmo la prima volta:
la guerra di trincea, è la nostra terribile nemica permettendo essa al nemico, che dispone di forze a noi numericamente molto inferiori, una resistenza tenace, resa sempre più formidabile dai mille nuovi ordegni che la scienza appresta all’uomo per meglio uccidere:
Dopo aver assolto il nostro compito, tornammo in Italia per finire in santa pace il nostro periodo di riposo;