Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #10
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Bollati Boringhieri |
Luogo | Torino |
Data | 2000 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 528 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 528 |
Parti Gold | 401-520 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Ecco che passato mezzanotte passammo il gran fiume dell’Isonzo e ci ricoperammo proprio al finir del monte S. Michele dove ci mettemmo entro baraccamenti fatti tutti di sacchetti pieni di sabbia e sassi, per difenderci dalle pallottole smarrite che fischiavano in aria.
Alla mattina del 27 mentre noi stavamo negli appositi ricoveri mentre l’artiglieria da tutti i lati cominciava a bombardare il nemico, e questo bombardamento durò tutta la giornata del 27 nottata con la mattinata del 28 di giugno, noi non ci toccava uscire perché eravamo di rincalzo al nostro Regg. ché il 3° Battaglione si trovava in linea.
Ecco espressamente venne ordine di correre sul Monte Cappuccio e mettersi tutti le maschere perché gli Austriaci buttavano i gassi sfissianti, i quali sono così potenti da togliere la vita all’uomo in un minuto secondo.
Insomma noi tutti divisi per plotoni, e compagnie dovettimo metterci per uno chi da una parte, chi dall’altra e salire dove nelle trincee del Monte Cappuccio che per camminamenti si vedevano alcuni soldati correre al posto di medicazione accompagnati da porta feriti —
strada facendo se ne vedevano molti morti, altri morire, chi lamentava e cercavano aiuto e nessuno poteva aiutarli perché dovevamo correre alle nostre trinceee di prima linea che gli austriaci erano già usciti dalle loro trincee e venivano giù;
ecco che appena giunti alle vedette scostando i cadaveri che erano di gran quantità così si cominciò a far fuoco che alcuni Austriaci rimasero intatti attaccati ai nostri ritacolati e così potessimo far ritrocedere gl’infami nemici;
noi non potemmo andare al nostro Regg. per difesa dovemmo andare al 29° che fu tutto distrutto —