Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #63
Autore | |
---|---|
Professione Autore | |
Editore | Bollati Boringhieri |
Luogo | Torino |
Data | 2000 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 528 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 528 |
Parti Gold | 401-520 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Io dirigevo a Mauthausen il loro reparto e raccomandavo a tutti di prepararsi per il ritorno in Italia, oltre al racconto di ciò che avevano visto e provato essi stessi, ciascuno un fatto speciale, accorso a qualche loro compagno ma ben accertato e precisato con dati di fatto, nomi di testimoni, indicaz. di reggim.
e compagnia.
Il sergente maggiore del 1° Granatieri S. e il capo magg.
di marina M., superstite del Medusa, spero avranno fornito una lunga serie di particolari capaci a far decidere una buona volta in Italia un trattamento diverso per i prigionieri austriaci, siano essi soldati siano ufficiali.
Il racconto più fosco può esser fatto solo da alcuni fra i soldati che tornano dai lavori in Serbia ed in Albania:
sono per loro le terre del vero martirio.
Io ho fatto fare spesso rapporto contro i dirigenti dei trasporti 186 e 187, due reparti addetti a costruzioni stradali in Serbia, e pare che il colonnello austriaco di Mauthausen li abbia trasmessi al ministero.