Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #46
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Bollati Boringhieri |
Luogo | Torino |
Data | 2000 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 528 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 528 |
Parti Gold | 401-520 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
1918 perché qui se non arriva qualche pacco si deve smarrire (morire); per forza perché oramai noi poveri prigionieri siamo tutti rovinati, già del mio gruppo qualcuno già muore dalla sfinitezza.
La settimana scorsa un dottore ci passò una visita, e ci disse che siamo quasi tutti tubercolotici che vuol dire tisici e con quella malattia lì non si guarisce piùmentre ti scrivo piangoVedo che deperisco tutti i giorni sempre più.
Oramai non mi interesso più di niente Quando mi arrivano i pacchi mi sfamo per due o tre giorni.
Cari genitori in certi momenti mi trovo così triste ed addolorato che più di una volta ho maledetto anche quando sono nato e fino voi, cari genitori, che non avete nessuna colpa Da Sigmundsherberg (Austria) A Genova 13 Aprile 1918 Fausta cara.
Ho risposto al tuo telegramma — spero sarai contenta e felice — fu doloroso il mio passo, ma necessario e non esiterei a ripeterlo qualora dovessi ritrovarmi come quest’inverno.
Papà mi scrive che non può mandarmi che un pacco viveri mensilmente, causa (dice lui) la limitazione, mentre constato amaramente miei camerati di Firenze ricevere i viveri settimanalmente — di pane due abbonamenti.
Unico scampo è la vanga che procura l’indispensabile per il sostentamento.