Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #107
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Bollati Boringhieri |
Luogo | Torino |
Data | 2000 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 528 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 528 |
Parti Gold | 401-520 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Immagina dunque si può stare, se dico solo questa.
Ad un prigioniero morto anno fatta la sezione e gli ànno trovato 34 teste d’arringhe nello stomaco;
con esse si era nutrito dalla fame e furono esse che le cagionarono la morte.
E tu vedessi tanti giovani di 20 anni ridotti come scheletri, fanno pena a guardarli ed è doloroso pensare alla loro gioventù, sono senza abiti, senza scarpe, e l’Austriadanno loro abiti di carta, camicie sporche e stracciate, non sono che disinfettate.
D’inverno muoiono di freddo e di fame, e in fatti in un concentramento dove eravamo in 30 000 ne morivano dai 100 ai 150 al giorno Da Josefstadt (Boemia) A Saluzzo (Cuneo) 18.
8. 1918 ad oggi, in tutto ne ho ricevuti appena quindici:
Troppo poco per tirare innanzi, mentre altri, in pochi mesi, hanno ammucchiato molto più un quintale tra pasta, riso, condimenti, e mille altri cibi, oltre il pane.