Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #158
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Bollati Boringhieri |
Luogo | Torino |
Data | 2000 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 528 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 528 |
Parti Gold | 401-520 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Nei campi, i prigionieri non sono adesso più così maltrattati che i due primi anni di guerra.
Di tempo in tempo, ricevono ancora un colpo di pugno, ma non è più niente.
Non parlo delle rappresaglie di dietro le fronti.
In gennaio di questo anno circa 2500 italiani sono partiti del Campo per lavorare alle fronti; essi non ricevono i loro pacchi che restano nel campo di Alten - Grabow, e, quindi, molti sono morti di freddo e di fame e, debbo aggiungere, di cattivi trattamenti.
Ne ho visto parecchie a Mannheim, quando partiva per la Svizzera: essi erano dei veri cadaveri ambulanti.
Quando il governo tedesco mandava in rappresaglia dei prigionieri francesi (gli inglesi mai), ci disse sempre che era forzato di prendere quello mezzo per obligare il governo francese a ritirare dalla fronte i prigionieri tedeschi, ma in gennaio di quest’anno, abbiamo visto la sua furberia quando egli mandò gli italiani in rappresaglie.
Che cosa aveva fatto il governo italiano: