Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #209
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Bollati Boringhieri |
Luogo | Torino |
Data | 2000 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 528 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 528 |
Parti Gold | 401-520 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
C’è qualche ragione di credere che i tedeschi rispettano più le spedizioni della Croce Rossa, ma sopratutto bisogna creare un movimento d’opinione per indurre il Governo a intervenire direttamente.
E un modo più economico e più sicuro.
Ho visto funzionare questo sistema nei campi dei francesi e inglesi ed ho constatato i buoni risultati.
Perfino il Governo russo di Kerenski ha fatto mandare delle biscotte ai nazionali e Dio sa se ne avevano bisogno:
Bisogna pure che l’accordo da intervenire contempli gli internamenti in Isvizzera e gli scambi.
Anche quando qualche sagrifizio fosse necessario, il Governo italiano dovrebbe consentirlo per ottenere la liberazione dei prigionieri dopo...
mettiamo 12 mesi e l’internamento degli ammalati.