Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #213
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Bollati Boringhieri |
Luogo | Torino |
Data | 2000 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 528 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 528 |
Parti Gold | 401-520 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Bisogna pure che l’accordo da intervenire contempli gli internamenti in Isvizzera e gli scambi.
Anche quando qualche sagrifizio fosse necessario, il Governo italiano dovrebbe consentirlo per ottenere la liberazione dei prigionieri dopo...
mettiamo 12 mesi e l’internamento degli ammalati.
In quanto a me debbo forse la vita alla Svizzera, sentivo veramente che non ne potevo più e pure, eppure mi sono sempre ritenuto per un prigioniero fortunato.
Sono sempre capitato in campi considerati come buoni (si figuri gli altri:) — 17 mesi in Polonia dove avevamo 35° di caldo l’estate e 25 l’inverno, otto mesi a Treviri, sotto il bombardamento aereo degli inglesi i quali venivano parecchie volte alla settimana.
Ma, in modo generale, ho potuto sempre lavorare molto, ciò che mi ha molto aiutato a passare il tempo.
Ho appreso un po’di russo, mi sono perfezionato in tedesco, ho dato delle lezioni di lingua italiana::