Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #47
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Bollati Boringhieri |
Luogo | Torino |
Data | 2000 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 528 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 528 |
Parti Gold | 401-520 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Ma chi per indolenza, chi per amore del quieto vivere, chi per timidità, chi per mala fede, quasi tutti tacciono e mormorano a bassa voce.
Io parlo perché temo che, in alto, non si giudichi con sufficiente senso di realtà, delle facoltà umane di resistenza e si faccia troppo assegnamento sul valore di parole, di proclami, per ottenere dalla nazione ciò che le si richiede.
Si legge nei giornali che Venizelos domanda agli alleati per la Grecia vestiti, armi e pane per le sue truppe, pane per la popolazione.
Di fronte alla realtà, senza falso orgoglio, l’Italia deve fare altrettanto.
Si osserva: per avere 100 franchi francesi, e cioè la stessa merce che si compra con quella somma, si devono spendere 150 lire italiane; per avere una sterlina, più di 40 lire italiane.
Non parliamo del cambio con la Svizzera che supera il 200 per cento.
E mai possibile che un italiano, il quale deve, per vivere, fare un sacrificio di metà superiore a quello che fa un francese, di 3/5 superiore a quello che fa un inglese, è possibile che resista quanto loro: