Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #123
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Bollati Boringhieri |
Luogo | Torino |
Data | 2000 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 528 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 528 |
Parti Gold | 401-520 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Fino ad Udine i tedeschi avanzarono cantando col fucile in spalla, senza che ricevessero una sola fucilata, e ciò è spiegato della rapidità colla quale avanzarono.
Gli Italiani erano nelle osterie e nelle case a saccheggiare.
Soldati lasciati a Gorizia, per bruciare i magazzini, attesero gli austriaci e gli invitarono a mangiare la pasta asciutta che avevano preparato appositamente.
Viva l’Austria poi hanno gridato, sino a perdere il fiato questi mascalzoni:
L’artiglieria fu portata via appena si seppe che i Tedeschi avrebbero iniziato l’offensiva.
Il fronte fu sguarnito di truppe, i ponti sull’Isonzo vennero fatti saltare, abbandonando sulla riva sinistra dai 40 ai 50 000 soldati.
Mentre i tedeschi erano a Caporetto, a Stupizza e a S. Pietro al Natisone, veniva concessa ai soldati la libera uscita, in modo che i tedeschi arrivarono e li presero all’osteria.