Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #50
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Bollati Boringhieri |
Luogo | Torino |
Data | 2000 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | 528 |
N Pagine Pref | |
N Pagine Txt | 528 |
Parti Gold | 401-520 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 3/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Cosicché alle dipendenze di questo campo sono rimasti circa 1200 uomini.
Ora arriva da due mesi il pane che spedisce il Governo italiano, ma occorre che il Governo si interessi per la spedizione di altri generi alimentari, abiti e calzature, come fanno in Francia ed in Inghilterra.
Le sofferenze a cui sono andati incontro i nostri prigionieri italiani sono inaudite: maltrattamenti, vessazioni da parte dei tedeschi, di ogni genere.
Soldati percossi dalle sentinelle col calcio del fucile, feriti da baionettate.
Perfino il colonnello tedesco Kolb comandante del campo prendeva a sciabolate i prigionieri italiani.
Di questi casi ti potrei fare i nomi;
c’è stato un italiano G. Ercole, soldato del 281° reggimento fanteria il quale è stato ucciso il giorno 8 febbraio 1918 da baionettata al cuore, inferta da un soldato tedesco, perché questo disgraziato cercava di passare dalla compagnia italiana alla francese, per chiedere l’elemosina di un po’di rancio.