Voci della Grande Guerra

L’Italia dal 1914 al 1918: pagine sulla guerra Frase: #77

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AutoreCroce, Benedetto
Professione AutoreIntellettuale, filosofo, storico
EditoreLaterza
LuogoBari
Data1950
Genere TestualeSaggio
BibliotecaBiblioteca di Area Giuridico Politologica "Circolo Giuridico" dell'Università di Siena
N Pagine Tot358
N Pagine Pref
N Pagine Txt358
Parti Gold207-226 (20)
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

Ora, se si vuol intendere, con quella frase, che nell’esercito combattente i contadini prevalgono di numero, si dice cosa indubitabile, ma che non significa nulla, perché, anche in tempo di pace, contadini e lavoratori delle braccia costituiscono la maggioranza numerica della popolazione.

Ma se poi invece si vuol intendere che i contadini vanno alla guerra e i borghesi restano a casa, si asserisce il falso, perché ciascuno di noi, che pur viviamo tra borghesi grossi e piccoli e non tra contadini, guardandosi attorno, vede i suoi famigliari, i suoi parenti, i suoi amici, tutti sotto le armi, e molti di essi uccisi, molti feriti, molti distinti per valore.

Le migliaia e migliaia di ufficiali, che questa guerra ha richiesto, sono state fornite, con mirabile prontezza, dalla borghesia, credo, e non dai contadini.

Né si borbotti, contro la borghesia, l’insinuazione o l’ingiuria d’«imboscati», perché si dovrebbe allora rispondere col raccomandare alle autorità militari di snidare sempre più implacabilmente gli imboscati dovunque si trovino, ma col raccomandare al tempo stesso ai carabinieri e agli agenti di pubblica sicurezza di stanare e arrestare sempre più alacremente disertori e latitanti, i quali, ch’io sappia, non sogliono essere borghesi.

In altri termini, anche per quello che si attiene agli aspetti deplorevoli, inseparabili dalla guerra e comuni a tutti i paesi, nessuna classe sociale gode di un privilegio di purezza.

I peccatori sono sparsi in ognuna di esse.

Nella umiltà, nella piaggeria dei giornali borghesi di fronte a operai e contadini, si avverte un’inconsapevole sottomissione alle arroganze e vanterie, non già di quelle classi del popolo che sono valorose e modeste, ma dei loro conduttori e demagoghi.