Lettere di combattenti italiani nella grande Guerra (vol.1) Frase: #14
Autore | |
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Professione Autore | |
Editore | Edizioni Roma |
Luogo | Roma |
Data | 1935 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | L, 195 |
N Pagine Pref | 50 |
N Pagine Txt | 195 |
Parti Gold | 9-51 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 2/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
La felicità che io lessi in una sua ultima lettera per la buona notizia data mi riempie di sgomento ora e mi fa pensare che il dolore le sarà rinnovato più aspramente se ella saprà che sono effettivamente a Torino.
È l’unica spina che porto nel cuore, è un nuovo sacrificio e forse il maggiore:
Ma non è stata una bizzarria, la mia.
C’è tanto bisogno di aviatori, bisogno di vendicatori di tante vittime della barbarie tedesca, e sono stati chiesti alla cavalleria, la cui maggior parte è ora costretta, dal terreno, alla inazione.
Il sogno è bello ed io l’ho vissuto in tutta la sua vibrante poesia, in tutta la sua fiera bellezza.
Non pensai a mamma, perchè il soldato non ha più una mamma, ma ha «la Mamma», la grande mamma possente che chiede il sacrificio dei suoi figli, dei quali tanta parte dà giornalmente per Lei silenziosamente e generosamente la vita.
.... Io vedevo partire, dalle trincee, le squadre volontarie che andavano a far saltare i reticolati, e per quegli umili fantaccini, forse ignari della propria grandezza, io sentivo venerazione ed invidia.