Lettere di combattenti italiani nella grande Guerra (vol.1) Frase: #16
Autore | |
---|---|
Professione Autore | |
Editore | Edizioni Roma |
Luogo | Roma |
Data | 1935 |
Genere Testuale | Lettere |
Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena |
N Pagine Tot | L, 195 |
N Pagine Pref | 50 |
N Pagine Txt | 195 |
Parti Gold | 9-51 |
Digitalizzato Orig | No |
Rilevanza | 2/3 |
Copyright | Sì |
Contenuto
Ma non è stata una bizzarria, la mia.
C’è tanto bisogno di aviatori, bisogno di vendicatori di tante vittime della barbarie tedesca, e sono stati chiesti alla cavalleria, la cui maggior parte è ora costretta, dal terreno, alla inazione.
Il sogno è bello ed io l’ho vissuto in tutta la sua vibrante poesia, in tutta la sua fiera bellezza.
Non pensai a mamma, perchè il soldato non ha più una mamma, ma ha «la Mamma», la grande mamma possente che chiede il sacrificio dei suoi figli, dei quali tanta parte dà giornalmente per Lei silenziosamente e generosamente la vita.
.... Io vedevo partire, dalle trincee, le squadre volontarie che andavano a far saltare i reticolati, e per quegli umili fantaccini, forse ignari della propria grandezza, io sentivo venerazione ed invidia.
Non avevano anch’essi una madre che, lontana, piangeva ed a cui volontariamente avrebbero dato il grande dolore:
E vuoi che la mia anima non sapesse sollevarsi anch’essa in quelle pure regioni alle quali sapevano elevarsi degli umili soldati, e che io avessi esitato: